Giovanni Bartolena
Livorno, 24 Giugno 1866 - Livorno, 16 Febbraio 1942
Nasce in una famiglia agiata livornese, dove ebbe modo fin da giovanissimo di coltivare l’amore per i cavalli e l’equitazione. La famiglia Bartolena annovera alcuni importanti artisti locali, un omonimo parente, Giovanni, pittore di gusto ancora accademico e Cesare, lo zio paterno, artista noto ed apprezzato. Indirizzato dallo zio, Giovanni inizia a dipingere, per poi continuare la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze, sotto Giovanni Fattori. Ma il giovane Bartolena in questo periodo è più interessato agli eventi mondani che alle lezioni dell’Accademia, per questa ragione i rapporti con Fattori si logorano, e deve intervenire lo zio per riappianare i dissapori col vecchio maestro.
Un brusco tracollo finanziario della famiglia negli anni’90 spinge Bartolena ad intraprendere con serietà la professione di pittore.
Esordisce presentando due opere alla Promotrice di Torino nel 1892, e all’esposizione organizzata dalla Società di Belle Arti a Firenze nel 1893-94, e ancora nel’96 alla Promotrice di Torino. Difficili situazione economiche e una certa predisposizione alla solitudine, portano Bartolena a condurre una vita sempre più isolata. Nel 1898 decide di trasferirsi a Marsiglia dove resta circa sei mesi. Successivamente torna in Italia, prima a Lucca e poi a Firenze. In questo periodo si dedicata alla pittura in modo non continuativo, ritraendo in particolare nature morte.
Intorno agli anni ’10 inizia a instaurare alcuni solidi rapporti con collezionisti, come l’industriale pratese Giovanni Querci, il giornalista Paolo Fabbrini, e Luciano Cassuto. Con quest’ultimo si vincola in un contratto, per il quale Bartolena deve adempiere ad un certo numero di quadri. Cassuto gli organizza anche la prima personale a Milano, nel 1926 presso la Galleria “L’Esame”. A Milano, conquista l’interesse per la critica che è concorde nel definire l’arte del pittore, di tradizione linguistica affine alla “macchia”, ma al tempo stesso, anche affine alle espressioni delle avanguardie.La sua pittura interessata in particolare a temi naturali (paesaggi, cavalli, fiori e marine) viene espressa con una grande intensità coloristica, la tinta si fa spessa e materica, mentre le composizioni semplici e diradate, esalano una visione emotiva della natura e del mondo.
Nel 1930 prende parte alla XVII Biennale di Venezia, e l’anno successivo alla I Quadriennale d’arte Nazionale di Roma e presso la Galleria “Milano”.
Nel 1941 viene ricoverato per un infezione intestinale, muore in completa solitudine l’anno successivo.
Le opere nella selezione Catalogo
Condividi su:
- Autoritratto, 1925-30 circa
- Natura morta, 1927