Cenciaiole livornesi
- Data: 1880
- Materia e tecnica: olio su tela
- Misure: cm 88x170
- Firma e scritte: firma e data in basso a destra “E. Cecconi 1880”
- Acquisizione: donazione dal Commendator Bondi, 1920
- Inventario: 1957/494; 1991/1071
L'artista e l'opera
Nel 1880 il pittore livornese Eugenio Cecconi ha 38 anni, vive a Torre del Lago (Lucca), ma si muove tra Livorno e Firenze. Proprio dalla vita quotidiana del centro di Livorno trae spunto per questa tela dedicata al tema delle popolane, da lui ampiamente trattato con intenti descrittivi e “pittoreschi” e non di denuncia sociale. L’opera viene subito venduta alla galleria fiorentina di Luigi Pisani, che la espone con rilievo nella Sala Rossa, riservata alle opere più importanti, e in alcune mostre.
L'opera
Un’ampia scena dipinta con fedeltà alla realtà e attenzione alla luce: alcune giovani donne, raffigurate in primo piano con cura per il dettaglio e sullo sfondo con sintetiche pennellate, riposano al sole sugli scali del Vescovado, nel quartiere della Venezia a Livorno. Portano gonne lunghe, grembiuli, fazzoletti in testa e zoccoli. Sono le cenciaiole, popolane livornesi che raccolgono e lavorano in fabbrica, dividendoli per stoffa e colore, i cenci, cioè gli stracci che saranno utilizzati per fare carta. Sullo sfondo la Fortezza Nuova, i palazzi di via degli Avvalorati e di Piazza della Repubblica.
L'opera e il Museo
L’opera è entrata nelle raccolte civiche dopo un lungo percorso. Subito dopo la realizzazione viene ceduta da Cecconi all’importante mercante d’arte Luigi Pisani, proprietario a Firenze dell’omonima Galleria in Piazza Manin (oggi Piazza Ognissanti), con la quale l’artista collaborava. Quando nel 1914 chiude la Galleria Pisani, viene portata a Milano per essere con altre opere messa all’asta dalla Casa di Vendite Lino Pesaro. Lì è acquistata l’11 maggio da Angiolo Bondi, presidente della Società Alti Forni e Fonderie di Piombino, che nel 1920 la dona al Comune di Livorno.
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